La shrinkflation è un fenomeno dilagante che consiste nel ridurre le dimensioni delle confezioni di un prodotto mantenendo invece il prezzo invariato. E' un fenomeno che sta svuotando i carrelli ma soprattutto i portafogli dei consumatori.
In questo modo, i produttori possono aumentare i prezzi senza che il consumatore se ne accorga immediatamente e l'obiettivo sarebbe quello di contrastare l'inflazione e di non far percepire ai consumatori un aumento dei prezzi.
Eppure, questa pratica commerciale è stata giudicata scorretta da molti economisti, poiché rappresenta un modo subdolo per creare un inganno percettivo al consumatore.
Infatti, questa abitudine sta suscitando le ire delle associazioni dei consumatori che denunciano il danno che questa pratica provoca sui cittadini. Alcune inchieste nei supermercati italiani hanno rilevato che molte tipologie di generi alimentari, dai detersivi ai dentifrici fino alla carta igienica, sono stati sottoposti a questa prassi commerciale, con conseguente diminuzione del volume degli articoli.
Dati statistici:
Secondo i dati dell'inflazione alimentare, quest'estate sarà quella più cara a tavola da decenni. Secondo le stime preliminari, nel mese di giugno 2023 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), registra una variazione nulla su base mensile e un aumento del 6,4% su base annua, da +7,6% del mese precedente.
Ciò significa che le diminuzioni di volumi degli articoli non sono state accompagnate da un corrispondente calo dei prezzi, ma al contrario, i consumatori stanno pagando di più per meno prodotto.
Alcuni Esempi:
L'esempio classico per spiegare la shrinkflation è il pacchetto di patatine. Chi va a fare la spesa si troverà davanti lo stesso prezzo di sempre e lo stesso pacchetto che è abituato a comprare. A cambiare è il numero di patatine all’interno, 5 o 10 in meno. Un escamotage quasi impercettibile ma che si moltiplica di prodotto in prodotto.
La shrinkflation non è però un fenomeno nuovo. Il caso “tipo” passato alle cronache è stato quello della barretta del Toblerone: qualche anno fa, per far fronte all’aumento del costo del cacao, i produttori decisero di ridurre il numero dei “denti” di cioccolato, allungando gli spazi tra l’uno e l’altro per risparmiare sulla materia prima. Una decisione che non passò inosservata, scatenando le ire dei consumatori. Ora sta facendo lo stesso la britannica Cadbury che ha ridotto del 10% le dimensioni delle sue barrette di cioccolato Dairy Milk mantenendo però lo stesso prezzo.
IlGusto, inserto settimanale dedicato all'enogastronomia pubblicato dal quotidiano italiano "La Repubblica", ha individuato alcuni esempi di shrinkflation nei supermercati italiani, da Conad a Carrefour, da Elite a Esselunga, da Coop a Tigre a Gros-Dem-Pewex.
Tra gli esempi rilevati, come già accennato, c'è il caso del Toblerone che è passato da 200 a 170 e 150 grammi, la cioccolata Milka che è passata da 300 a 270 grammi per le barrette Alpine Milk e Nuts & Raisins, e KitKat che è passato da 45 a 41,5 grammi. Anche i gelati Algida come il Magnum e il Cornetto sono stati rimpiccioliti negli anni. Il prezzo del Cornetto classico, per esempio, dal 2001 ad oggi è aumentato del 178% passando da un costo di 0,90 centesimi a 2,50 euro. Un caso simile è quello del Fior di fragola, il fresco mix tra ghiacciolo e gelato, e del Cremino il cui prezzo è passato da 0,55 centesimi a 1,80 euro, uno dei più sostanziosi incrementi per i prodotti in questione. Un altro rincaro importante riguarda il Magnum Classic che ha visto lievitare la propria tariffa al pubblico del 125% passando da 1,20 euro a 2,70 euro. Cifre decisamente importanti, specialmente se pensiamo a prodotti come il Calippo e il Cucciolone che hanno visto lievitare le proprie cifre da 0,80 centesimi a 2,40 euro. In quest’ultimo caso si tratta di un caro prezzi del 200%.
Come ci si difende – le associazioni dei consumatori
Le aziende produttrici e le catene della grande distribuzione non hanno l'obbligo di indicare questa pratica e spesso non la pubblicizzano, quindi l'unica maniera per sapere cosa e quanto si sta comprando è leggere bene le etichette e valutare il costo al chilo o al litro.
Le associazioni dei consumatori, come Codacons e Consumerismo No profit, hanno presentato esposti all'Antitrust e alle Procure della Repubblica chiedendo di aprire indagini volte a verificare se questa prassi sia legale, o se invece configuri reati come truffa o pratica commerciale scorretta.
L'Unione nazionale consumatori e Consumerismo no profit sostengono che lo shrinkflation è "un trucchetto svuota carrelli" che consente enormi guadagni alle aziende produttrici ma di fatto svuota le tasche dei cittadini". Anche l'Antitrust ha monitorato il fenomeno e ha sottolineato che la trasparenza nei confronti del consumatore è fondamentale.
Va detto però, che le variazioni di peso al ribasso non sempre vanno collegate allo shrinkflation ma possono derivare da scelte salutiste da parte di aziende che vogliono ridurre porzioni di alimenti con molto sale, zucchero o grassi.
Conclusione:
La consapevolezza dei consumatori è fondamentale per evitare di cadere nelle trappole della shrinkflation. Leggere le etichette e valutare il costo al chilo o al litro aiuta a capire se il prezzo corrisponde alla quantità di prodotto effettivamente acquistata. Inoltre, le associazioni dei consumatori stanno facendo la loro parte per sensibilizzare l'opinione pubblica e per chiedere un maggior controllo delle autorità competenti sulla pratica della shrinkflation.
In definitiva, la shrinkflation è un fenomeno che sta interessando diversi settori, tra cui cibi e bevande, prodotti per la cura della persona e cosmesi. La sua diffusione è legata alla crisi economica e ai cambiamenti del sistema economico, ma il consumatore ha il potere di difendersi da questa pratica commerciale scorretta, scegliendo di acquistare prodotti che rispondano ai suoi reali bisogni e di mercato.
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