L’agenzia di stampa britannica Reuters, esaminando migliaia di documenti interni, ha accusato Amazon di aver condotto campagne di imitazione per potenziare le proprie linee di prodotti in India.
Analizzando migliaia di documenti interni è emerso come il team private-brand di Amazon in India abbia segretamente sfruttato i dati di Amazon.in per copiare i prodotti più venduti nel continente asiatico e metterli in vendita sulla propria piattaforma.
Inoltre, modificando l’algoritmo di ricerca basato sull’ASIN (Amazon Standard Identification Number), ossia il codice identificativo di ogni prodotto, pare che il colosso dell’eCommerce abbia alterato l’algoritmo di ricerca per far comparire questi prodotti tra i primi risultati di ricerca.
L’India infatti rappresenta uno dei mercati dove i prodotti a marchio Amazon vanno meglio. L’obiettivo di Amazon sarebbe stato quello di tenere monitorati alcuni prodotti di riferimento con l’obiettivo di replicarli e venderli ad un prezzo ridotto.
Tra i brand colpiti da questa strategia troviamo Jhon Miller, una marca di t-shirt molto popolare in India e Solimo, un marchio che commercializza varie tipologie di prodotti: dall’abbigliamento fino agli accessori per la casa.
Amazon, già in precedenza, era stata accusata dai propri impiegati di aver sfruttato dati riservati dei venditori per lanciare prodotti rivali e manipolare i risultati di ricerca.
Attualmente Amazon nega ogni accusa affermando: “Poiché Reuters non ha condiviso con noi i documenti o la loro provenienza, non siamo in grado di confermare la veridicità o meno delle informazioni e delle affermazioni in essi contenute. Allo stato dei fatti, riteniamo che queste affermazioni siano errate e prive di fondamento”.
Questo episodio rappresenta un ulteriore esempio di come le GAFAM, acquisendo sempre maggior potere, abusino della loro posizione dominante nel mercato digitale. Amazon, infatti, fa parte delle cinque Big-Tech assieme a Google, Apple, Microsoft e Facebook: i cosiddetti “guardiani” del mondo digitale sempre più frequentemente al centro di critiche.
Da tempo è ormai partita una campagna contro questi colossi. La “Ending Platform Monopolies Act” sancisce che è illegale possedere una piattaforma e contemporaneamente offrire servizi e/o prodotti con proprio marchio sulla medesima, mettendosi in competizione con aziende che offrono merce equivalente. In questo modo infatti i venditori non possono sapere quali dati stia raccogliendo Amazon e se li stia utilizzando a proprio vantaggio.
La senatrice americana Elizabeth Warren, dopo questa vicenda, è tornata all’attacco contro il colosso dell’eCommerce insistendo sulla necessità di separare l’attività del marketplace dalla vendita col proprio marchio.
Anche l’Antitrust Ue, che aveva già aperto un’indagine nel 2018, sta nuovamente indagando sulla questione riguardante il trattamento preferenziale per le offerte retail di Amazon.
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