Lo scorso 11 marzo a Roma si è tenuto il 19° Rapporto sulla Comunicazione su iniziativa del Censis, intitolato “Il Vero e il Falso”. Focalizzandosi sulla distinzione spesso nebulosa tra vero e falso nell’era digitale, il rapporto prende in esame l’evoluzione del sistema mediatico italiano, analizzandolo a partire dalle macro-aree più attuali: canali e natura dell’informazione, social media, serie televisive, intelligenza artificiale e l’evoluzione del linguaggio nel dibattito pubblico.
Diete mediatiche degli Italiani nel 2023
Nel 2023, il panorama mediatico italiano rivela una serie di tendenze significative. La televisione rimane un punto fermo con il 95,9% degli italiani che la utilizzano, registrando un aumento dello 0,9% rispetto all'anno precedente e un significativo incremento della tv via internet che coinvolge oltre la metà della popolazione (56,1% di utenza, +3,3% in un anno). Anche la radio mantiene una buona presenza con il 78,9% di utilizzatori, nonostante una leggera flessione dell'1,1%.
Internet continua a consolidarsi come piattaforma di comunicazione con l'89,1% di utenza (+1,1%), mostrando una forte sovrapposizione con l'uso di smartphone (88,2%) e social network (82,0%).
Tuttavia, la crisi dei media a stampa prosegue con una significativa riduzione dei lettori di quotidiani cartacei (-3,4%) e una diminuzione anche per i quotidiani online (-2,5%). La lettura di libri mostra segni contrastanti con un aumento dei lettori di libri cartacei (+3,1%) ma una stabilità per i lettori di ebook (-0,6%).
In generale, tra i giovani, si osserva un consolidamento nell'uso delle piattaforme online, con WhatsApp (93,0%) e YouTube (79,3%) in testa alle preferenze. La spesa per telefoni ed equipaggiamento telefonico registra un aumento considerevole (+727,9%), mentre quella per libri e giornali subisce un crollo significativo (-38,2%). Questi dati evidenziano una serie di cambiamenti e continuità nel comportamento mediatico degli italiani nel 2023, riflettendo l'evoluzione delle tecnologie e delle preferenze dei consumatori.
Informazione: la riscossa dei Social Network
Nel 2023, si osserva una significativa trasformazione nel panorama mediatico italiano, con un declino delle fonti d'informazione tradizionali a vantaggio di quelle digitali. Un nuovo trend emerge con l'ingresso di alcuni social network nella categoria delle fonti d'informazione, diluendo l'utenza dei media digitali consolidati.
I telegiornali, pur mantenendo una posizione di rilievo, subiscono una diminuzione dell'utenza (-2,9% rispetto al 2019). Nel contesto digitale, Facebook registra una riduzione del 5,5%, mentre i motori di ricerca crescono del 6,2%. Sia i siti d'informazione che i quotidiani digitali perdono utenti.
Tra i social network, YouTube emerge come fonte d'informazione con un aumento del 6,6%, seguito da Instagram. Le preferenze riguardo alle notizie mostrano una predominanza della politica nazionale, del lifestyle e dello sport.
In sintesi, mentre radio, televisione e stampa rimangono raggruppate in termini di affidabilità, si osserva una riduzione dello stacco con il web e i social network.
Cercasi indipendenza e qualità
Il panorama dell'informazione nel 2023 riflette una forte polarizzazione tra i media preferiti. Da un lato, vi è chi predilige i media mainstream per un'informazione professionale e autorevole, mentre dall'altro lato ci sono coloro che cercano un'informazione più diretta e libera da condizionamenti, pur esponendosi a rischi.
Una quota considerevole di persone non si fida dei grandi media, attribuendo loro condizionamenti politici (77,7%) ed interessi economici (72,3%). Tuttavia, una minoranza (48,1%) ammette di fidarsi solo delle informazioni provenienti da fonti al di fuori dei grandi media. La qualità dell'informazione è vista come costosa da verificare (74,6%) e l'interpretazione delle notizie dagli esperti è considerata importante (73,4%). La distinzione tra notizie vere e false è percepita come difficile (72,6%), e molte notizie possono creare confusione (67,5%). Tuttavia, la responsabilità degli editori è vista come una garanzia di veridicità (56,7%). Una fetta significativa di utenti si avvicina all'informazione tramite il messaggio visuale, attraverso applicazioni online sullo smartphone (83,7%), utilizzandolo sia per ricerche mirate (37,9%) che per una visione completa (28,2%). Tuttavia, vi è anche chi si limita a leggere solo i titoli per mancanza di tempo e a causa dell'abbondanza di fonti (13,2%).
Serie televisive: il trionfo della personal tv
Le serie televisive attuali si distinguono per la loro fruizione flessibile e on-demand tramite piattaforme digitali, consentendo agli spettatori di decidere quando e dove guardarle. Il 58,7% degli italiani le segue almeno una volta alla settimana, con il 34,8% che lo fa almeno tre volte. Le donne mostrano un maggiore interesse, con il 65,2% che le segue abitualmente. Le preferenze variano con l'età: la fascia tra i 30 e i 44 anni ha la maggiore utenza complessiva (62,7%), mentre gli over 65 sono più fedeli (36,8%). Le motivazioni includono il comodo accesso (32,9%), la brevità delle puntate (31,6%) e la possibilità di binge-watching (30,9%).
L’intelligenza artificiale: opportunità o minaccia?
Il 74,0% degli italiani ritiene che gli effetti dell'Intelligenza Artificiale siano attualmente imprevedibili. Tuttavia, esprimono opinioni nette sui possibili impatti futuri: il 73,2% pensa che le macchine non potranno mai sviluppare una vera intelligenza come gli umani, ma contemporaneamente il 63,9% teme la perdita di empatia umana a causa della dipendenza dalle interazioni con le macchine. La preoccupazione per la disparità economica (72,5%) e gli effetti sull'occupazione (65,5%) sono alti, mentre il 43,0% crede che l'IA creerà posti di lavoro in nuovi settori. La sicurezza informatica preoccupa il 71,3% degli intervistati, mentre il 55,9% si aspetta un miglioramento delle cure mediche grazie all'IA. Infine, il 41,0% teme che l'IA possa ridurre lo studio degli studenti.
Politically correct: dare importanza alle parole
Negli ultimi tempi, c'è stata una maggiore attenzione alla sensibilità nel modo in cui si usano le parole riguardanti aspetti come l'aspetto fisico, l'identità di genere, o l'etnia. Il concetto di politically correct è emerso in risposta a questa preoccupazione. La maggioranza della popolazione (76,9%) sostiene la regolamentazione dell'uso del linguaggio dei media, soprattutto riguardo all'aspetto fisico (persone sovrappeso, obesi, con disabilità, ecc.). Anche espressioni offensive su religioni, orientamento sessuale, identità di genere, e differenze etniche sono viste con disapprovazione (74,0% - 72,5%). Tuttavia, il 69,3% è infastidito dalla sensibilità eccessiva verso frasi ritenute inopportune. Inoltre, il 57,7% teme che standard di correttezza linguistica possano omologare le opinioni, mentre il 57,1% crede nella libertà d'espressione senza censure. Alcuni si preoccupano della Cancel Culture, con il 21,4% che ritiene che opere d'arte del passato che urtano la sensibilità attuale dovrebbero essere eliminate.
Conclusione
In sintesi, l'analisi dei dati presentati riflette un panorama complesso e in continua evoluzione riguardo alle abitudini mediatiche degli italiani e alle dinamiche sociali correlate. Mentre emergono tendenze quali la crescente fruizione di contenuti digitali e la preoccupazione per l'impatto dell'Intelligenza Artificiale, si evidenziano anche questioni di sensibilità nel linguaggio utilizzato nei media e la complessità delle reazioni al cosiddetto ‘politicamente corretto’. Questi fenomeni pongono sfide e opportunità significative per la società contemporanea, richiedendo una riflessione continua sulle dinamiche comunicative e culturali del nostro tempo.
E-Business Consulting, agenzia di digital marketing attiva dal 2003, si occupa di marketing e comunicazione a 360°. Contattaci per costruire un progetto su misura per te!