La vittoria dei Maneskin all’Eurovision Contest è stato il preludio di una serie di successi che hanno visto protagonista il nostro paese in questo primo semestre: siamo ancora freschi di festeggiamenti per il successo agli Europei di calcio 2020, il tennista Matteo Berrettini ci ha fatto sognare portandoci in finale a Wimbledon (il primo italiano a riuscire nell’impresa) e il secondo TikToker più seguito al mondo è Khaby Lame, un giovane senegalese-italiano.
Per non parlare della crescente popolarità di Mario Draghi all’estero, la cui leadership viene apprezzata a livello internazionale.
L’Italia sembra cavalcare l’onda di una serie di traguardi e riconoscimenti importanti, e questo non può che giovare non solo l’immagine del nostro bel paese, ma anche dei brand nostrani.
La visione americano-centrica del mondo dei consumi, della moda e dell’intrattenimento sta cedendo il posto a un bisogno sempre maggiore di riscoprire la nostra cultura, il nostro stile di vita, le nostre peculiarità e i nostri prodotti.
Che l’Italia eserciti un certo fascino all’estero non è una novità, eppure sembra che negli ultimi decenni vi sia stata la tendenza ad annichilirsi per adeguarsi a degli standard internazionali che, tuttavia, di peculiare e di tipico hanno poco.
Perciò ripartire da queste vittorie, questi riconoscimenti che ci permettono di acquistare, a livello percettivo, un’aura da campioni, può rivelarsi utile per rilanciare il mercato e comunicare una serie di valori e tratti distintivi.
Ci sono marchi che, fin dalle origini, hanno fatto del concetto di “italianità” uno dei cardini portanti della propria brand identity; tuttavia, sfruttare l’entusiasmo generato da tutte queste vittorie ravvicinate rende il lavoro più semplice anche a quei brand che, tendenzialmente, non rimarcano molto la componente patriottica nella propria strategia di marketing.
Basti pensare al caso di Amazon.it che, facendo il verso al post di Amazon Uk in cui la coppa degli europei veniva inviata “a casa” (secondo l’adagio “it’s coming home”), ha creato a sua volta un post in cui il paese dell’indirizzo di spedizione veniva modificato e sostituito con “Italia”.
O ancora pensiamo a Poste Italiane, che riprendeva il post della Royal Mail e cancellava la “H” di “Home”, sostituendola con la “R” di “Rome”.
Una serie di battaglie a colpi di commenti e post sui social, che ha coinvolto tantissimi noti marchi italiani, da Alitalia a Fiat, fino a Durex e la nota ditta di pompe funebri Taffo.
Ma i brand non si sono limitati solo a creare contenuti divertenti sull’onda dei festeggiamenti, hanno anche puntato sulla realizzazione di prodotti e campagne ad hoc per celebrare gli eventi: come Coca Cola e la sua linea limited edition di bottiglie per celebrare i vincitori degli europei, o Pepsi che ha scelto per la nuova campagna proprio la canzone vincitrice dell’Eurovision Contest.
Partendo quindi da queste considerazioni, perché non fare di questo spirito il leimotiv della propria identità di marca, ma anche l’atteggiamento con cui proporre nuovi prodotti, nuove soluzioni, nuovi visioni e nuovi contenuti con cui esportare, ancora una volta e con rinnovata grinta, la nostra italianità?
Un concetto che deve essere letto a 360 gradi, perché l’italianità si esprime nei messaggi, nella cultura d’impresa, nel know-how e nelle relazioni tra brand e consumatori.
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