Come ben sappiamo, nel 2020, la necessità di trovare nuovi modi e mezzi per restare connessi e comunicare quotidianamente con amici, parenti o colleghi, ha favorito la proliferazione di nuovi social network e l’ascesa alle classifiche di alcuni di essi. È il caso di Clubhouse.
Che cos’è Clubhouse? Clubhouse è un social network basato unicamente sull’audio: non ci sono né immagini, né video, né captions, ma solo audio, o meglio solo voci. Sul sito ufficiale, i due fondatori Paul Davison e Rohan Seth descrivono Clubhouse come “un nuovo tipo di prodotto social basato sulla voce che permette alle persone di parlare, raccontarsi storie, sviluppare idee, approfondire amicizie e conoscere nuove persone provenienti da qualsiasi parte del mondo”.
Il social è stato lanciato a marzo 2020 e attualmente conta più di 2.5 milioni di utenti, nonostante l’app sia scaricabile solo per iOS su App Store e sia ancora in versione beta, con accesso esclusivo attraverso invito. Nel caso in cui conosceste qualcuno già iscritto, potrete semplicemente chiedergli di mandarvi un invito che poi andrà ad accettare dall’interno, sostanzialmente garantendo per voi. Alternativamente, potrete comunque scaricare l’app, prenotare il vostro username ed entrare in lista d’attesa. La dinamica dell’invito per ora sembra funzionare molto bene in quanto in primis crea hype sull’argomento, in secondo luogo permette uno sviluppo graduale della community, ed infine, garantisce ai server dell’app una gestione ottimale degli utenti. Gli ideatori hanno comunque confermato che l’espansione al pubblico avverrà quanto prima.
Vediamo ora come funziona Clubhouse. La piattaforma si basa sul concetto delle stanze. Una volta effettuato l’accesso all’app con il proprio profilo, l’utente si troverà di fronte a diverse stanze differenziate per argomento e affinità in base agli interessi selezionati e alle persone seguite. All’interno di queste stanze, l’utente incontrerà altri utenti già nel mezzo di una conversazione in diretta. Come ad un cocktail party a cui si è stati invitati, o in una vera e propria club house dove i membri partecipano ad eventi mondani, ci si potrà inserire od estromettere dalle conversazioni, creando una sorta di podcast di gruppo a flusso libero. A differenza di un podcast però, su Clubhouse nessuna conversazione viene registrata, e dunque, ciò che viene detto all’interno delle stanze non è né condivisibile né scaricabile. Per dipiù, una volta chiuse, le stanze vengono cancellate definitivamente.
I membri di Clubhouse potranno scegliere di volta in volta se limitarsi ad ascoltare o se partecipare attivamente prendendo parte alla conversazione. Per intervenire l’utente dovrà alzare (virtualmente) la mano ed essere accettato dai moderatori della stanza. Tutti gli utenti hanno comunque la possibilità di creare stanze pubbliche (open rooms), ovvero aperte a tutti gli utenti; stanze private (private rooms) cioè accessibili solo a chi le ha create e alle persone da queste invitate e in più creare degli appuntamenti servendosi di un calendario condiviso con la propria rete di contatti (social rooms). Esistono anche dei club permanenti a cui gli utenti possono iscriversi per ricevere notifiche sul lancio di stanze verticali o di eventi promossi dagli stessi.
Per concludere, sicuramente il fattore dell’esclusività e la possibilità di fare networking con molti personaggi influenti hanno accresciuto il fascino di questo social, ma, nonostante ciò, il successo di Clubhouse è attribuibile al fatto che per la prima volta in un social network ci si allontana da quegli standard di immagine a cui gli altri social ci hanno abituato, permettendo così ai propri utenti di “mostrarsi” per chi sono veramente, senza barriere, veli o filtri, ma solo attraverso la voce, accantonando una volta per tutte la paura di essere giudicati per la propria immagine
Data la prematurità della piattaforma, al momento non è ancora possibile definire in quale modo si inseriranno le aziende su Clubhouse. Si ipotizza che i brand si appoggeranno a dei creator in piattaforma, o che diventeranno loro stessi creatori di contenuti, organizzando delle audio-quiz challenge o delle branded rooms per interagire direttamente con i consumatori.
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