Il Digital ed il mobile sono diventati ufficialmente la “conditio sine qua non” dell’innovazione tecnologica delle aziende. I dati ci dimostrano come la tecnologia digitale stia avendo un effetto “disrupt” ed innovatore sul modo di fare advertising da parte dei brand e di come quest’ultimi riescano a creare nuove connessione con i propri clienti.
Le previsioni suggeriscono che nel 2018 il digitale sarà il top media in termini di quota globale di spesa pubblicitaria, superando per la prima volta la televisione. La quota Digital del totale dei volumi di spesa prevista raggiungerà il 37,6% nel 2018 (in crescita rispetto al 34,8% del 2017), contro il 35,9% per la televisione (37,1% nel 2017), pari a un valore complessivo di 215,8 miliardi di dollari. (Business Insider).
La spesa per annunci digitali sta crescendo rapidamente ed all’interno del settore ci sono una serie di mezzi innovativi che puntano al futuro della pubblicità. Ad esempio, nel 2018 i video online dovrebbero crescere del 32,4%, i social del 28,9% ed il programmatic advertising (cioè l’acquisto automatizzato di annunci) del 25,4%.
Ma ad oggi chi la fa da padrone all’interno del mercato pubblicitario digital globale sono due “big player”: Google e Facebook. Google e Facebook insieme hanno rappresentato una sorprendente crescita dei ricavi della pubblicità digitale del 99% negli Stati Uniti lo scorso anno, secondo un’analisi delle stime di IAB. Entrambi i giganti hanno acquisito un totale del 77% della spesa lorda nel 2017, aumentando rispetto al 72% del 2016.
Attualmente Google e Facebook dominano l’industria pubblicitaria digitale e tale situazione sta creando scompensi nel settore e la nascita di operatori spregiudicati.
Un esempio? Secondo il Report Imperva Capsula, il 52% del flusso online è generato da software creati per svolgere attività automatizzate. Nel complesso, i bot hanno conquistato la maggioranza online con il 51,8% del traffico generato contro il 48,2% degli umani. Un nuovo sorpasso, visto che lo scorso anno gli utenti in carne e ossa raggiungevano la quota del 53%. Dal quadro emerge che il nuovo picco è però da imputare alla crescita dei “bot” “buoni”, quelli usati da motori di ricerca come Google o da social come Facebook per migliorare l'esperienza degli utenti sulle proprie piattaforme, rispetto a quelli “cattivi” usati dai cyber-criminali per bloccare i siti o per diffondere fake news.
Il traffico digitale “non umano” può creare dei seri danni al mercato pubblicitario globale, perché non permette di analizzare qualitativamente i dati. Un po’ come dei falsi follower sui profili social, quante volte ci è capitato di imbatterci in profili “dopati” dove il 90% dei followers erano utenti fake, che senso ha in termini di business? Ci può essere sicuramente una visibilità maggiore, ma non concreta e che non porterà a nessun risultato.
Un’altra conseguenza dell’anarchia digitale derivante dal traffico “non umano” sono le cosiddette “frodi digitali”, come per esempio la “Methbot operation”.
La “Methbot Operation” è una “truffa digitale” (scoperta dall’azienda White Ops) del programmatic video advertising, capace di generare più di 3 milioni di dollari al giorno. Ma quali sono stati i suoi effetti ed in cosa consiste?
Si tratta di un’autentica frode pubblicitaria globale che solo nel primo trimestre 2017 ha causato danni per 16,4 miliardi di dollari. Si calcola che il mercato digital advertising abbia perso più del 20% dei ricavi totali del 2016.
Un enorme esercito di oltre 500mila “computer zombie”, dotati di un indirizzo IP proveniente dai principali Internet Provider americani anche se, in realtà, la rete di computer zombie era localizzata da tutt’altra parte.
Questi bot replicavano alla perfezione il comportamento umano, senza destare alcun tipo di sospetto: venivano simulati i movimenti di mouse e tastiera, creavano una cronologia di siti visitati, erano dotati addirittura di profili Facebook e di altri social network. Il sistema studiato era perfetto nella sua logica “criminale”: sistemi operativi diversi, browser diversi, versioni diverse e località di connessione diverse.
Dunque quali sono le prospettive del digital advertising? Cosa si dovrà fare in futuro per cercare di monitorare il “traffico non umano” presente sul web? Come faranno le aziende che decideranno di investire a tutelarsi da queste forme di frodi che “dopano” il mercato pubblicitario?
Oggi più che mai sono necessarie da una parte la presenza di figure professionali specifiche, il Data Scientist, che sia in grado di “leggere” i dati ed analizzarli, dall’altra l’utilizzo di piattaforme tecnologiche “indipendenti” a supporto dell’attività.
E-Business Consulting opera dal 2003 nell’ambito della comunicazione digitale e della pubblicità in Internet. Suggeriamo e proponiamo alle Aziende, Centri Media e Agenzie Partner gli strumenti di marketing più adeguati a promuovere prodotti e servizi in Italia ed all’estero, con attenzione alle performance commerciali.