Fin dalla sua realizzazione l’obiettivo principale del Registro Pubblico delle Opposizioni è stato quello di combattere la piaga del telemarketing selvaggio tutelando da una parte i consumatori e dall’altra regolamentando un settore frammentato e costituito da diversi attori coinvolti.
Da un lato troviamo i consumatori che spesso a fronte di una navigazione in Internet o di una promozione commerciale lasciano i propri dati per finalità di marketing (spesso non prestando attenzione all’informativa privacy), dall’altro troviamo agenzie marketing e call center che della vendita telefonica fanno il loro modello di business.
In base a un recente studio Ambrosetti su tutte le strutture facenti parte dell’associazione dei Business Process Outsourcer è importante evidenziare che attualmente risultano impiegate nel settore circa 200mila persone, prevalentemente al Sud ed a tempo indeterminato. Si tratta però di un dato sottostimato che non prende in esame, chiaramente, le strutture non facenti parte dell’associazione.
L’entrata in vigore del Registro delle Opposizioni ha risolto le problematiche del telemarketing selvaggio?
Dai risultati avuti finora non si è ancora individuata una modalità per calmierare il fenomeno. Del resto, c’è stata una narrativa giornalistica e politica in cui veniva presentato il progetto come una modalità per bloccare qualsiasi chiamata indesiderata. Questo è un aspetto chiaramente impossibile se da una parte i consumatori non si iscrivono al registro delle Opposizioni e, dall’altra, se i call center non bloccano le chiamate verso tali numerazioni. In particolare, per aggirare il problema si utilizzano sempre più call center con base all’estero per aggirare il blocco nazionale che, ricordiamo, è valido solo per le chiamate con operatore e non è valido per la messaggistica.
La normativa inoltre prevede che gli operatori effettuino un riscontro con il registro Pubblico delle Opposizioni ogni 15 giorni prima di chiamare gli utenti.
Quali sono i dati del Registro Pubblico delle Opposizioni
Lato dei consumatori il costo del servizio è gratuito, basta andare nel sito nella sezione per il cittadino e procedere alla compilazione dei campi richiesti lasciando i propri dati.
Diverso invece è quanto richiesto agli operatori del settore.
Per facilitare l’adesione dei diversi operatori in sede di partenza del registro era stata fatta una rimodellazione dal MISE del vecchio tariffario. Per esempio: se prima il riscontro per 1 milione di anagrafiche costava euro 19.550,00, con la tariffazione partita insieme al registro il riscontro di 1 milione di anagrafiche si è ridotto a euro 870,00 al costo di euro 0,00087 a nominativo. Come si può vedere vi è stata quindi una riduzione importante dei costi per gli operatori volta a stimolare comportamenti leciti.
I problemi nascono a luglio 2023 con la nuova rimodellazione dei costi e con il relativo aumento dei costi.
Da una parte il modello di costo è stato trasformato in un modello di abbonamento o di eventuale ricarica basato solo su 4 fasce di DB utenti seguendo non si sa quali logiche fino a fine anno 2023:
- 5.000 utenti
- 35.000 utenti
- 1.500.000 utenti
- 3.000.000 utenti
Oggi se faccio un abbonamento per 1,5 milioni di nominativi fino a fine 2023 il costo è diventato di euro 10.416,65 al costo unitario di euro 0,0069, valore 9 volte più elevato rispetto al precedente. Se invece sottoscrivo un abbonamento da 5.000 utenti e poi voglio incrementare di 1,5 milioni di nominativi il costo diventa di euro 54.000,00 al costo unitario di 0,036, valore di 41 volte più elevato rispetto al precedente. Valori quindi molto più elevati rispetto ai precedenti e un freno per tutti gli operatori del settore che vogliono operare nel rispetto della legalità.
Il nuovo modello di costo su abbonamento inoltre facilita tutti gli operatori che chiamano sistematicamente gli stessi utenti più volte nel corso del mese a discapito di tutti coloro i quali utilizzano invece policy di non disturbo più stringenti.
A fronte delle criticità menzionate, agli operatori e alle associazioni di categoria coinvolte è arrivata recentemente una comunicazione del Ministero delle Imprese e del Made in Italy dove si richiedono osservazioni o commenti in merito all'attuale impianto tariffario. L'obiettivo dichiarato dal Ministero è quello di ricevere eventuali commenti sulle tariffe di accesso vigenti, in modo da tenere in considerazione eventuali criticità in vista della predisposizione del piano tariffario per il prossimo anno. Resta solo da vedere se, una volta prese in considerazione le problematiche emerse, vi saranno dei reali sviluppi e modifiche in vista del 2024.
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